Un réel pour le XXI sciècle
ASSOCIAZIONE MONDIALE DI PSICANALISI
IX Congresso dell'AMP • 14-18 aprile 2014 • Paris • Palais des Congrès • www.wapol.org

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Pierre-Gilles Guéguen
Intervista sul tema del congresso « Un reale nel XXI secolo »
realizzata da Anaëlle Lebovits-Quenehen

Anaëlle Lebovits-Quenehen : Che cosa vi suggerisce il titolo?

Pierre-Gilles Guéguen : « Un reale per il XXI secolo ». Non è il reale dei giornalisti – tutti i giornalisti parlano del reale come se esistesse, subito pronto da consumare, fuori di noi. E' un reale per la psicoanalisi. Il reale della psicoanalisi – Lacan ha impiegato un certo tempo per specificarlo - non è la "realtà". La psicoanalisi cerca di afferrare il reale di ciascuno, immerso nel proprio secolo, così come il suo inconscio glielo manifesta, gli permette di coglierlo.

A. L.-Q. : Ciò che gli permette di afferrarlo, a partire dal suo inconscio, non è anche ciò che allo stesso tempo lo allontana?

P.-G. G. : Si, proprio così. Bisogna prima di tutto fare lo sforzo di provare a sapere ciò che l'inconscio può aiutarvi a trovare - poiché per definizione, è inconscio. Bisogna dunque superare le barriere della rimozione, le difese che ciascuno si è costruito contro la ferita che il reale costituisce, quando veniamo al mondo o nel corso di eventi traumatici. Bisogna darsi da fare per esplorare l'inconscio e farne il giro… È difficile e per questo ci vuole tempo. Alla fine si spera che il soggetto avrà la cartografia del suo programma fantasmatico, del suo fantasma. Noi parliamo qui del fantasma inconscio, non dei piccoli fantasmi di ciascuno – sia che vengano dispiegati nell'analisi o che vengano esposti su internet. È un prodotto del lavoro analitico, della ricerca di ciascuno sul divano. È per questa ragione che Lacan ha detto che il fantasma è per ciascuno la finestra sul reale.

A. L.-Q. : Si tratta dunque di un fantasma differente per ciascuno. Come si passa da questo fantasma, una volta che si è costruito nel corso della cura, al reale?

P.-G. G. : Ci sono state più ipotesi successive di Lacan in merito, le prime non escludono le altre. Nel periodo più classico di Lacan, l'idea dominante era che si potesse attraversare questo fantasma, avere uno scorcio sul suo al di là, sull' al di là delle identificazioni che hanno permesso di mettere in luce la natura del fantasma. Al di là del fantasma si trova allora il reale.

Poi Lacan si è accorto che questo non dipendeva tanto dall'illuminazione della traversata eraclitea- che un tempo costituiva la dottrina del fantasma - ma piuttosto di qualcosa su cui si inciampava e che non si risolveva nemmeno attraverso il sapere acquisito sul fantasma. Il reale si trova al di là del sapere sul fantasma e resiste attraverso delle difese. E sono queste difese, nell'analisi di oggi, che si dovranno trattare, smontare, disfare e di cui bisognerà poter conoscere il tenore.

Queste difese, questi fantasmi, questi sintomi che si presentano, sono sintomi della nostra epoca. Non abbiamo gli stessi sintomi del XIX secolo! Perché non abbiamo lo stesso rapporto con la comunicazione, con l'economia, ecc... Noi abbiamo dei sintomi e dei fantasmi del XXI secolo. E questo torsolo di reale di cui non possiamo parlare e che non possiamo che circoscrivere, accostare, di cui possiamo solo afferrare la maniera in cui si tesse nel fantasma, è il reale del XXI secolo.

A. L.-Q. : Bisogna dunque considerare due cose insieme: al tempo stesso il reale è ciò che c'è di più singolare e inoltre non si manifesta nella stessa maniera a seconda dell'epoca in cui viviamo.

P.-G. G. : Lacan ha dato una formula che trovo molto bella ed estremamente eloquente, nel Seminario …ou pire, dicendo che si poteva considerare che il reale si può individuare come "ciò che fa beanza nel dire"(1) . Il reale non si può dire. Lo possiamo circoscrivere, ma c'è un buco. I contorni del buco, sono questi che cambiano da un'epoca all'altra e non il reale, che resta questa specie di buco nero attorno al quale gira un'analisi.

A. L.-Q. : Non è il reale che cambia, questo Un reale – anche quello della psicoanalisi - ma piuttosto le risposte che si apportano, il modo in cui si tratta in una civiltà, in un tempo e in un luogo dato.

P.-G. G. : Si, c'è una formula di Jacques- Alain Miller che amo molto: il sintomo è una risposta del reale. Questa formula indica che il reale è lo stesso, ma che il modo di rispondere di ciascuno non è lo stesso nelle diverse epoche.

A. L.-Q.: Non è forse un paradosso considerare, contemporaneamente, sia che ciascuno risponde in modo del tutto singolare al reale in questione sia che, in una civiltà, ritroviamo dei punti comuni nel modo in cui gli essere parlanti rispondono al reale che gli appartiene?

P.-G. G.: È un paradosso apparente: è indubbio che ci sia uno spirito dell'epoca, ma resta del tutto vero e immodificabile, credo, che ciascuno viene toccato in maniera diversa dai significanti dell'epoca. Ciò che ha fatto trauma per un parlessere non fa affatto trauma per un altro. Si vede molto bene nelle grandi catastrofi: alcuni soggetti sono completamente devastati da questi eventi, mentre altri non lo sono affatto .

È per questo che l'analisi oggi, secondo l'ultimo Lacan, fa molto più posto alla contingenza che non a una certa forma di causalità. Ci sono degli eventi che toccano il corpo senza che ci siano state necessariamente delle persone intenzionalmente responsabili della loro produzione. È molto importante rivedere questo aspetto, in particolare nella prospettiva del trattamento psicoanalitico dell'autismo o delle psicosi: non si può considerare in modo sistematico che ci sia una causalità psichica tra il modo in cui un bambino è stato educato dai suoi genitori e lo stato nel quale può trovarsi. Bisogna dunque ammettere che si tratta di contingenza, che non si sa che cosa lo abbia potuto produrre - per lo meno prima che il soggetto stesso possa riferire in merito.

A. L.-Q. : Non possiamo ugualmente considerare che ciò che è prelevato dall'epoca, riguardo al reale, è ciò che c'è di meno singolare?

P.-G. G. : In effetti. Ma bisogna passare dal linguaggio, che è quello di un'epoca. Posso anche credere che la lettura delle Preziose riesca a impressionare profondamente una donna dei nostri tempi ma, nonostante tutto, ci sarà senza dubbio ben altra cosa che la colpirà e con la quale costituirà i suoi sintomi - verosimilmente, per esempio, i discorsi femministi, di Gender o altri, che sono discorsi correnti.

L'analisi sbuccia tutto ciò, permette di disfare tutte le identificazioni che appartengono al secolo e di trovare ciò che c'è di più singolare nell'accozzaglia dei significanti che il soggetto ha scelto per costituire i suoi sintomi.

A. L.-Q. : E dunque questa difesa contro il reale.

P.-G. G. : Ecco. Il reale si può rappresentare come un piccolo tondo contornato dalla difesa del fantasma, contornato a sua volta dalla difesa costituita dai sintomi. Questi si presentano sotto le diverse forme che Freud aveva già evocato: si mantiene la stessa logica, anche se non si mantengono i significanti del XIX secolo per parlare, per esempio, della sua isteria ai giorni nostri. Però l'isteria è sempre là, così come tante altre manifestazioni la cui struttura resta la stessa, anche se i fenomeni cambiano. Perché il fenomeno è legato all'epoca.

A. L.-Q. : La ringrazio, Pierre-Gilles Guéguen.


Trascrizione ed edizione : Alice Delarue
Traduzione: Monica Vacca

  1. Lacan J., Le Séminaire, livre XIX, ...ou pire (1971-1972), Paris, Seuil, 2011, p. 131.