Antonia Pozzi, poeta lombarda suicida a 26 anni, 1938. Leggi razziali, dolore di esistere vi concorrono. Grigne, nebbia e periferie. Laurea in Filosofia, ribelle, fotografa. Antonia, che ha scritto di "Un reale di un corpo di donna", come un pezzo, e che solo la morte con-chiude, ancora oggi costituisce un caso letterario.
A 17 anni.
Lettere
È terribile essere una donna e avere diciassette anni. Dentro non si ha che un pazzo desiderio di donarsi.
Canto selvaggio
[…] Avrei voluto
scattare, in uno slancio, a quella luce;
e sdraiarmi nel sole, e denudarmi,
perché il morente dio s'abbeverasse
del mio sangue. Poi restare, a notte,
stesa nel prato, con le vene vuote:
le stelle – a lapidare imbestialite
la mia carne disseccata, morta.
Canto della mia nudità
[…] E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.
A 23 anni.
Diario
Mercoledì notte – a casa di Alberto [Mondadori] – c'erano due T[onio] K[röger]: Vittorio [Sereni] ed io. Lui a guardare la meravigliosa e pura bellezza di M.T. spiegazzata, gualcita da tante mani di miopi Hansen. Io a sentirmi nascere e crollarmi dentro mondi di sensazioni: lì, muta, come se avessi ai miei piedi il mio corpo lacerato e potessi guardarlo.
Céline Menghi
SLP, Roma