Grazie al film di Werner Herzog, Cave of Forgotten Dreams,la profondità delle grotte di Chauvet rivela i più antichi dipinti preistorici delle caverne fino ad ora conosciuti. Le immagini di bisonti, cavalli e tigri riguardano popolazioni di cacciatori e la loro sussistenza legata agli animali raffigurati, ma la loro funzione, come ci dice Lacan a proposito delle grotte di Altamira, consiste nel "fissare l'abitante invisibile della cavità"[]1.
Queste pitture rupestri sono un modo per recuperare la Cosa perduta contornando il suo vuoto con oggetti d'arte, con rappresentazioni di animali elevati alla dignità della Cosa. Non si tratta di adattamento dell'essere umano al mondo, ma del ritrovamento della Cosa. Un modo per superare la nascita traumatica del significante attraverso la creazione. In questo modo, dalla preistoria ad oggi, gli esseri umani hanno intrapreso la via per divenire soggetti.
Nella prospettiva post-umana del nostro mondo traumatico, questo sarà ancora possibile? È ciò su cui il regista si interroga nel post-script al film, attraverso le immagini di una centrale nucleare costruita a pochi chilometri dalle grotte di Chauvet. Qui, con le acque calde residue della produzione di energia nucleare, è stata creata una biosfera tropicale in cui sono stati introdotti dei coccodrilli. L'ambiente è estremamente favorevole alla loro riproduzione e tra i numerosi nuovi nati ci sono anche dei coccodrilli albini. Herzog, immagina il giorno non lontano in cui faranno il loro ingresso nelle grotte di Chauvet, un luogo dove 2700 anni fa c'erano i ghiacciai, e ci mostra le immagini surreali dei coccodrilli albini che si specchiano tra di loro. Una metafora della nostra post-umanità.
Chiara Mangiarotti
SLP, Venezia